L’impegno della Politica per una rinnovata coscienza civile
Da tempo la criminalità comune e la criminalità organizzata attraversano le strade delle città in un confine che si è fatto sempre più labile.
Le armi da fuoco, come quella utilizzata nell’episodio della scorsa notte in pieno centro città, sono solo uno dei campanelli di allarme e segnalano uno scenario preoccupante dove una serata di festa e che invece si è trasformata in un teatro di una di una violenza che non riusciamo più a capire e che forse non vogliamo nemmeno provare a spiegarci e che solo perché, per fortuna, non ci sono state conseguenze peggiori, possiamo minimizzare.
Non spetta a noi capire se quanto avvenuto fosse solo un gesto intimidatorio o qualcosa di più grave, ma poco importa perché da tempo abbiamo smesso di indignarci di fronte a una violenza sempre maggiore che non trova una reazione decisa nelle azioni della politica e delle istituzioni che nicchiano di fronte a questi episodi e si limitano a litanie che non producono effetti.
Dove è finito l’impegno per una rinnovata coscienza civile? Nello stesso cassetto dove è chiusa da oltre un anno e mezzo la richiesta di adesione ad Avviso Pubblico, la rete degli enti locali che non è solo contro la criminalità organizzata ma che lavora ad alimentare quel tessuto sociale e quella rete sociale che ha bisogno di cure e impegno quotidiano?
Non è più il momento di aspettare, di cercare giustificazioni a episodi che non sono degni di nessun paese civile, che nessuno vorrebbe leggere sulle cronache e che no, non possono essere derubricati a questioni che non ci riguardano.
Quei proiettili, come tanti altri sparati indisturbati negli ultimi mesi e negli ultimi anni nella nostra città e che avrebbero dovuto squarciare quel silenzio dietro cui si sono trincerati troppi ci devono richiamare a un nuovo patto educativo tra politica, istituzioni e corpi intermedi.
Dobbiamo alzare il livello di partecipazione e di impegno. Devono convincerci che bisogna tornare a fare Politica nelle piazze, nei quartieri, nei luoghi chiusi e abbandonati perché è li che tutte le volte che chiudiamo la porta di una struttura, invece che aprirla, la comunità arretra invece di crescere.