Saturday, 21 December, 2024

 

Relazione dell’ODG sulla Commissione Comunale Antimafia


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Questo atto per me è direttamente conseguenziale alla discussione e al voto precedente.

Questo consiglio comunale troppo spesso è stato relegato a mero ruolo di passacarte, di approvazione di provvedimenti decisi altrove. Peggio ancora è stato quando, su mozioni/odg presentati su iniziativa di consiglieri ed approvati nulla è stato fatto per l’attuazione delle stesse.

Questo atteggiamento, purtroppo, favorisce l’antipolitica, i sentimenti delle persone che non si fidano più delle istituzioni perché sembrano immobili di fronte al mutare complesso dei tempi, incapaci di dare risposte adeguate ai numerosi problemi.

È stato il caso della dichiarazione di emergenza climatica e ambientale, dove in 2 anni non è stato fatto letteralmente nulla per andare nella direzione della giustizia climatica, non è stato fatto per la cittadinanzao onoraria a patrick zaki che dopo non ha visto nemmeno un comunicato stampa sulla questione – e parlo di due provvedimenti proposti da me.

Ma non c’è stata nemmeno la convocazione della commissione toponomastica. In due anni il comune di avellino non ha istruito ne valutato nessuna pratica di intitolazione di strada a persone importanti per la nostra città e all’indomani della propria scomparsa ci si è riempiti la bocca dell’imminente dedica di una strada, una piazza.

Oppure non c’è stata nemmeno la volontà di insistere sul “gruppo di studio” nel disinteresse generale, come se non fosse al contrario, interesse di tutto il consiglio e della presidenza attuare quella delibera.

Ecco, questa è l’occasione per non ripetere lo stesso errore ma di dare immediata eseguibilità a una delibera che rischia, altrimenti, di restare l’ennesima promessa mancata, insomma, l’ennesima perdita di tempo.

Ho voluto fortemente ripresentare quest’ordine del giorno, nonostante la discussione difficile durante la capigruppo di qualche anno fa perché sono convinto che il dibattito sviluppato in quei giorni non abbia seguito un percorso lineare in grado di far percepire il senso di necessità.

Ancora più importante sarebbe approvare questo provvedimento in un momento in cui le commissioni ordinarie sono “in crisi” e dichiariamo di voler ripartire da qui, insieme, mettendo al centro un tema che non è più possibile rimandare.

Ad agosto 2020 il grave tentato omicidio del parco della pace, con la “solita” scia di ulteriori attentati ha preoccupato e non poco la cittadinanza. A novembre dello stesso anno tutti ricorderete l’attendismo sulla costituzione di parte civile nel processo contro il presunto nuovo clan partenio, con il sindaco costretto a fare una brusca retromarcia, mi hanno portato a chiedere un maggiore impegno su questi temi.

La commissione comunale antimafia non è una fantasia.

Nella sola provincia di milano, oltre al comune capoluogo, sono attive in almeno 10 comuni con un coordinamento che al suo atto fondativo dichiara

“Le mafie rappresentano un pericolo perchè minano le basi della democrazia, del mercato e della convivenza civile e l’impegno della politica e delle istituzioni nel contrastarle deve essere primario. Siamo convinti che enti locali e istituzioni debbano operare in rete nell’ambito di un progetto complessivo”.

“Gli obiettivi sono quelli di unirsi, creare sinergia, scambiare esperienze e fare formazione, con lo scopo di essere sempre più pronti ad agire nei nostri territori. Questo è’ il momento più indicato per attivarsi: le mafie stanno approfittando della crisi pandemica per accrescere i loro affari e movimentare il proprio denaro più velocemente”.

Questo è il momento più indicato per attivarsi in questo senso: l’emergenza è l’alleata migliore degli affari che hanno bisogno di velocità e ombra per procedere e le mafie stanno approfittando della crisi pandemica per accrescere i loro affari e movimentare il proprio denaro più velocemente.

Nel primo trimestre del 2020 l’usura è stato l’unico reato in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In una fase in cui tutti gli altri reati dalle rapine in abitazione alle estorsioni sono diminuiti significativamente, l’usura invece registra un +9,6%.

Chi di questo tema non ne fa una questione ideologica lo sa che con la commissione comunale antimafia non ci si sostituisce alla magistratura e alla polizia giudiziaria.

Non lo si fa perché non sarebbe il nostro ruolo, non avremmo nemmeno gli strumenti ma soprattutto l’ambizione per farlo.

Ma solo chi, invece, ha uno sguardo miope dice che l’amministrazione pubblica non può trattare questi temi, perché non di propria competenza. Perché accanto al lavoro di magistratura, di forze dell’ordine c’è quello delle istituzioni democratiche che con i cittadini fanno un lavoro di ricerca, documentazione, ma soprattutto di proposta e progetti insieme alla collettività per costruire i presupposti per una società libera dalle mafie.

Liberare avellino dalle mafie, oggi, significa innanzitutto capire la storia sul nostro territorio ad oggi, per vedere come il fenomeno è cambiato e come si è evoluto.

Significa studiare i fatti di cronaca che se non collegati sembrano, invece, semplicemente frutto di episodi.

Significa  farsi carico di un’emergenza e affrontarla a viso aperto, con la partecipazione e il contributo della comunità.

Oggi sono molti e crescenti i pericoli da questo tempo di pandemia che viviamo che hanno ulteriormente accelerato le infiltrazioni delle mafie che inquina ogni ambito della vita civile e sociale.

L’arrivo dei miliardi del PNRR anche nella nostra città deve portarci a prevenire piuttosto che rincorrere azioni repressive che da sole non bastano.

Oggi abbiamo due possibilità, o continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto, o possiamo provare a liberare i nostri quartieri e la nostra città da gruppi di potere che ambiscono a gestire e controllarne i movimenti, le organizzazioni. Insomma a sostituirsi allo stato per gestire la vita dei cittadini da tenere appesi a un filo che manovrano loro.

Essere riferimento di un territorio, quindi, ci chiede di assumere iniziative in grado di tracciare un solco.

Significa farsi “capofila” di una rivoluzione culturale che non può più aspettare.

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